L'agricoltura per i RossoMori

La questione agricola è generale, diremmo planetaria ed è cruciale perchè ha a che fare con l’alimentazione, la qualità, la possibilità, la salute, la sostenibilità. Nessun progetto politico, oggi più che mai, può esimersi dall’affrontare la complessità di questo settore che contribuisce per il 40% al totale delle emissioni in atmosfera di anidride carbonica e metano con un impatto significativo sul fronte della sostenibilità ambientale e dei cambiamenti climatici.

Occorrerà ragionare su un modello di agricoltura che bilanci la necessità di produzioni alimentari per una popolazione in continua crescita con la necessità di salvaguardare il pianeta, il suolo, gli ecosistemi. Anche in Sardegna esistono diverse agricolture. Quella intensiva che forzando i ritmi naturali, tende ad avere il massimo risultato con la minima spesa, si rivolge ad un mercato e ad un consumatore preciso. Vive in un contesto di concorrenza estrema che incentiva la meccanizzazione e l’uso spinto della chimica, che perde il 50% del prodotto nel percorso dal campo alla tavola del consumatore Quella che sopravvive esclusivamente perché sostenuta dalla PAC nella quale i premi comunitari risultano essere la voce di entrata più consistente, ma la cui produttività, in termini di vantaggio collettivo andrebbe verificata Iniziano anche a farsi strada modelli ancora su piccola scala che hanno comunque dimostrato una grande validità , sia per quanto riguarda la qualità delle produzioni e la resa/ reddito. Si tratta di aziende su piccola scala 1/2 ettari massimo, che usano metodi il più possibile vicino al biologico , con possibilità di eseguire dei trattamenti di soccorso solo in caso di infestazioni gravi tali da compromettere il raccolto , con disciplinari di produzione e programmazione delle varietà per periodo temporale , tipo di coltura, per altimetrie e tipo di territorio. Oggi questo tipo di agricoltura, che oggi vive senza alcun finanziamento pubblico, ha dimostrato, in alcune aree della Sardegna di essere sostenibile sul piano economico, ambientale ed etico, di rappresentare una tappa importante verso la sovranità alimentare e la produzione a km zero, nonchè una notevole prospettiva in termini economici e di occupazione considerata l’esiguità dell’investimento iniziale richiesto. Questo modello deve essere accompagnato e sostenuto da politiche regionali adeguate e da modifiche significative delle politiche agricole europee rispetto alle quali la Sardegna dovrebbe trattare direttamente con Unione. L’attenzione a questo modello, da parte della regione Sardegna renderebbe possibile ripensare la produttività di un enorme patrimonio pubblico ( grandi estensioni in capo agli enti Agricoli Laore/ Agris/terreni comunali/terreni incolti in capo a università o ex scuole agrarie/ Sorigheddue Mamuntanas). Con opportune azioni di accompagnamento, tali appezzamenti opportunamente frazionati dotati di un programma di pianificazione delle culture e dotati delle infrastrutture necessarie ( irrigazioni, strade ,centri di raccolta e prima lavorazione dei prodotti agricoli / piccoli caseifici o centri di lavorazione carni e salumi, tutto naturalmente dimensionato e da mettere in rete) rappresenterebbero opportunità concrete e diffuse nel territorio della regione.