Lucia Chessa, le nostre scelte di libertà

04 Agosto 2023 by Articoli di partito 1547 Views
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Quando sono stata eletta, due anni fa, segretaria nazionale del partito RossoMori, l’assemblea degli iscritti mi ha dato un mandato: quello di provare a capire se c’era la possibilità di un dialogo serio e onesto tra il mondo dell'autodeterminazione in tutte le sue specificazioni (indipendentisti, autonomisti, federalisti) e i partiti cosiddetti “italiani” non collusi con i danni irreparabili che centro-destra e centro-sinistra, a turno al governo della regione, da troppi anni stanno facendo alla Sardegna. Non sfugge a nessuno il pesante peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini sardi, l’impoverimento generalizzato, la compressione delle opportunità, gli ostacoli sempre più pesanti che impediscono l’accesso a diritti essenziali quali salute, lavoro dignitoso, rappresentanza, equità. I due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra che hanno governato pressoché in continuità hanno dimostrato chiaramente ciò che sono: oligarchie consolidate e legate tra loro da interessi trasversali, fintamente divise in maggioranze e opposizioni di facciata, ma fautori delle medesime politiche in settori strategici quali sanità, scuola, governo del territorio, ambiente, lotta alla povertà e alla disoccupazione.

La metà dei sardi che non va a votare certifica l’insufficienza degli schieramenti politici di centrodestra e di centrosinistra a rappresentare i diritti, i bisogni, le fatiche, i desideri, le aspirazioni e persino i sogni del Popolo Sardo Il mandato politico che ho ricevuto al momento della mia elezione di segretaria dei Rossomori, e nel quale ho riversato il mio impegno con tutte le mie energie, oggi ha trovato concretizzazione in una proposta nuova che rivolgiamo alla Sardegna, alternativa culturalmente ed elettoralmente ai partiti che oggi si impongono nelle istituzioni solo grazie a leggi elettorali antidemocratiche da loro appositamente architettate, che in tanti modi sbarrano la strada alla nascita di rappresentanze nuove. Chi partecipa a questo nostro progetto, da molti anni non è rappresentato in Consiglio Regionale e ciò vuol dire che non è responsabile del disastro che attraversa questa terra. Dialoghiamo con quella parte del mondo dell’autodeterminazione (IRS e Progres) che ha ravvisato la nostra stessa esigenza di cambiamento e con quella sinistra che non si riconosce nella coalizione guidata dal PD. (Rifondazione, Potere al Popolo, Comunisti Italiani). Tutti assieme, promuoviamo un percorso di dialogo aperto e inclusivo, civico, rivolto a tutti i sardi compresi quelli che hanno trovato nelle associazioni, nei movimenti, nei comitati, e non nei partititi, il luogo del loro impegno di cittadinanza. Lavoro, ambiente, salute, giustizia sociale, lotta alle disuguaglianze, rifiuto del militarismo e della guerra, diritto alla mobilità, tutela e accesso ai beni comuni, rifiuto e superamento del rapporto di subalternità che storicamente lega la Sardegna all'Italia; rifiuto del verticismo, attenzione reale agli esclusi, ai più deboli, riconoscimento di dignità e opportunità per tutti sono i nodi sui quali noi vogliamo misurarci. Occorre capire che siamo nel pieno di un’emergenza, la quale impone che forze anche diverse tra loro, ovviamente all’interno di valori comuni, uniscano le proprie energie per resistere al degrado. Occorre portare all’attenzione di un dibattito ampio che il continuo finanziamento della guerra, sta generando un drammatico impoverimento delle classi sociali più deboli. Occorre prepotentemente portare alla attenzione di un dibattito pubblico serio la questione del deficit di legalità che caratterizza la pratica politica in Sardegna impattando negativamente sull’esercizio dei diritti, sul rispetto del principio di uguaglianza, sulla garanzia che i beni comuni restino tali, sulla necessità che la pubblica amministrazione sia imparziale, sul dovere che la politica non sia il luogo di privilegio e arricchimento personale. Sono urgenti scelte politiche e di governo radicali e il discrimine per la scelta dei nostri compagni di viaggio non è quello dell’essere o non essere partiti italiani. Noi Rossomori ci alleiamo con chi non è responsabile del danno arrecato alla Sardegna dagli ultimi governi regionali di centrodestra e centrosinistra. Non è sufficiente essere Sardi per dare garanzie di fare il bene della Sardegna, come dimostra la grottesca evoluzione del sardismo di Solinas. Onestà ci vuole, competenza, visioni ampie e rinuncia ai propri interessi personali a favore dell’interesse comune. Occorre subito riportare nelle mani pubbliche la gestione dei beni comuni come l'acqua, i trasporti, la sanità, che centrodestra e centrosinistra hanno consegnato a chi vuole solo realizzare profitti sui bisogni primari delle parsone. Occorre bloccare l’assalto al nostro sole, al nostro vento, occorre rinegoziare tutto con lo stato, poteri e risorse, facendo valere e anzi ampliando la nostra autonomia speciale. Non abbiamo ancora né nome e né simbolo. Siamo il luogo giusto per tutti coloro che vedono e subiscono le conseguenze del danno gravissimo arrecato alla Sardegna che certo non è solo il frutto di questi 4 anni della giunta scarsa e inqualificabile guidata da Solinas ma affonda radici nella spaventosa continuità con le giunte precedenti ad iniziare da quella di Pigliaru. Una cosa è certa. Chi crea i problemi non può candidarsi a risolverli. Perciò, senza primogeniture e marchi ideologici, nel mese di settembre ci vedremo in un'assemblea pubblica. Non abbiamo ancora né nome né simbolo, non abbiamo clientele su cui contare, non abbiamo ruoli di potere da attivare, non abbiamo risorse economiche da investire in grandiose campagne elettorali. Fin da subito avremo la dimensione che i Sardi vorranno darci.

Lucia Chessa Segretaria Nazionale RossoMori